Ero in salotto e come tutte le sere, prima di andare a dormire, giocavo con gli adulti. Mi sentivo molto amato, anche se qualche volta mi sgridavano senza un vero motivo o per meglio dire: la maggior parte delle occasioni non capivo cosa dicessero, quindi per me le loro parole non avevano valore. Parlavano sempre in modo strano, con termini complicati che non avevo mai sentito prima e sebbene alcuni si ripetevano, il discorso generale restava un mistero di solito. Non me ne facevo un cruccio, speravo che crescendo li avrei compresi meglio, alla fine a soli quattro anni cosa potevo capire? Così a volte finivano per gesticolare, oltre che a parlare in modo più comprensibile, ma altre volte lasciavano stare. In quell’occasione avevano usato il secondo metodo: probabilmente, pensai io, non era niente di importante.
Rispetto le altre serate, in quella occasione gli adulti erano particolarmente indaffarati, anche un po’ preoccupati, ma non mi importava molto perché volevo solo divertirmi e continuai così, per i fatti miei, finché non mi stancai al punto da essere pronto per andare a letto. Mi diedero la buonanotte e, dopo avermi coccolato un po’, mi addormentai subito: in parte ero sotto le coperte, in parte no; diciamo che mi piaceva stare raggomitolato su me stesso a prescindere da tutto. Mi coprivo il viso con gli arti superiori perché, nonostante l’orario notturno, in giro per la casa c’era lo stesso un po’ di luce.
A un certo punto ci fu un rumore terribile. Un botto molto forte e ripetuto con diverse intensità. Alcuni erano più lunghi di altri e più o meno rumorosi, ma in ogni caso mi avevano spaventato così tanto che ormai dormire era diventato impossibile. Continua a leggere…